giovedì 24 agosto 2017

Recensione " La luce del lago" di Sara Fusco

A cura di Alessandra Micheli




Titolo: La Luce del Lago (The Light of Nature #2)
Autore : Sara Fusco
Genere: Fantasy 
Editore: SelfPublishing
Formato: ebook
Prezzo: 0,99€
Data di uscita: 02/07/2017





Sono trascorsi esattamente otto anni dalla fine della Guerra. La vita sulla Terra scorre serena, l’Universo è avvolto dalla Luce e le minacce sembrano lontane.
Per tutti. Ma non per Andir.
Una forza oscura è sempre più vicina. La percepisce, la teme, così come teme se stesso e le sue capacità.
Ha paura. E se il male stesse di nuovo per rovinare ogni cosa? E se lui fosse davvero un mostro, come riteneva la sua gente? Questa è sempre stata l’accusa che ha dovuto subire, ma Andir non vuole fare del male a nessuno a causa dei suoi poteri.
Vuole salvare chi ama. Vuole essere buono. Vuole seguire la Luce.
Proprio per questo cercherà di stare alla larga dall’unica persona che lo ha sempre salvato quando ne ha avuto bisogno: Annie.
Questa ragazza dai capelli color del fuoco e occhi profondi lo ha conquistato anima e cuore, con la sua bontà e la sua empatia. Ma Andir non sa che anche lei nasconde un segreto.
Un segreto che cela l’inizio della Fine.

La Luce riuscirà, ancora una volta, a vincere contro il Buio?
Ma, soprattutto, Andir e Annie riusciranno a stare insieme nonostante le loro diversità?
Lo scopriranno solo vivendo, e non dovranno arrendersi.
Perché il Destino è già stato scritto e le loro anime sono più intrecciate di quello che credono.



Ho sempre sostenuto e sempre sosterrò che la bellezza salva. Che sia lo splendore di un paesaggio, di un quadro, di una soave musica. O che si ritrovi racchiusa in un libro, anche dissonante, anche controverso. Ci ha salvati George Orwell con 1984, facendoci riflettere sull’abuso del potere che si manifesta nei totalitarismi. Lo ha fatto il grande Ray Bradbury con l’inquietante Fahrenheit 451. E udite, udite, potrebbe farlo Sara Fusco. Proprio la nostra giovane autrice, self per giunta, in barba allo snobbismo finto intelletualoide che relega gli autopubblicati nel girone dei ciarlatani. sono lieta di comunicarvi che non è sempre così, che chi sa scrivere e ha responsabilità nel maneggiare le parole, lo saprà fare sia con le Case editrici, sia autopubblicandosi. 
Adesso, miei giovani lettori, e anche i meno giovani, vi spiegherò cosa c’è in questo libro, sperando di guidarvi in una scelta consapevole.
Ci ritroviamo, di nuovo, davanti a un’ardua decisione. O leggere il libro con una percezione parziale, restando a galleggiare solo sulla superficie e accontentandosi di una storia d’amore, comunque valida, poetica in modo gradevole e per nulla stucchevole, o scegliamo di andare a fondo, di scovare il senso del libro di Sara, capirne i segreti e rispondere alla domanda: cosa aveva di cosi importante da dire, da esserne cosi ossessionata fino a fissarlo su carta?
Vi posso guidare nel secondo tipo di percezione. E infatti, non a caso ho citato due dei più rappresentativi testi della letteratura fantascientifica, perché nel secondo capitolo della sua saga, il testo prende una discesa interessante, discostandosi dal primo “La luce del destino” che era più schiettamente fantasy. E si ammanta della luce del fantascientifico, creando a tratti un riflesso quasi distopico, visto la carica critica verso alcuni pressanti mali del nostro vivere moderno: il totalitarismo, inteso come abuso di potere, e la coscienza ecologica.  vi riporto una frase per farvi comprendere meglio lo stile nuovo e effervescente della nostra autrice:

C’erano ben due cose che non avrebbe mai dimenticato neanche volendo: l’urlo della sua coscienza che cercava di risvegliarsi quando era stata messa a tacere, e il terrore che avevano diffuso i Merfik.
E qua sembra di avvertire gli echi del terrificante scenario post apocalittico, espresso dai due testi citati, la manipolazione della coscienza che addormentando l’umanità permette i deliri di potere di una razza o di un élite.  E’ un tema molto sentito perché, ancor oggi, il terrore veicolato dalle teorie della cospirazione, parlano di un preciso atroce paino volto a assuefare la nostra percezione del reale, la conoscenza libera e di riflesso la consapevolezza.  Troppe notizie equivalgono a nessuna notizia. Troppe informazioni equivalgono a una costante perdita di informazione, troppa realtà equivale a un delitto impunito della realtà stessa. Concetti filosofico sociologici, ma abilmente e semplicemente espressi nel testo della Fusco, con grazia ma con lo stesso ritmo angosciante.  questa perdita della coscienza si avvicina e si intreccia con il tema ecologico, in quanto finalità cosciente e il conseguente abuso di potere si esplicano in una non considerazione del nostro ruolo nell’universo visto, non più come padre o come eredità, ma come dominio esclusivo di una mentalità egocentrica.  E la lotta Menfik Siork simboleggia queste due nostre tendenze o piani di consapevolezza differenti: la responsabilità verso il tutto, di cui noi stessi siamo una piccola parte e la volontà dominatrice di quella creatura
 “Fatta un po' più alta degli angeli e coronata di gloria”



Che in virtù di quest’origine semidivina si arrogano il diritto di rifiutare il ruolo di servi (con il senso di custodi) per divenire unici sovrani. Ma per agire come dominatori si deve togliere ogni legame con il creatore supremo o per dirla in senso scientifico, all’energia in movimento da cui noi discendiamo e in cui torneremo: in pratica si deve uccidere Dio. E lo si può fare solo umanizzandolo, rendendolo simile a noi e farlo carne. Che poi la vera essenza dell’energia primigenia non si possa beffare non lo impareremo mai, tanto che sempre più spesso il Dio Ecologico si rivolta contro di noi, ricordandoci la nostra piccolezza davanti all’immensità di un universo che:
L’Universo non ha spazio né confini. La sua grandezza non ha eguali, la sua bellezza non può essere spiegata. È vivo, è potente, e questa sua potenza ha permesso la nascita di tutti gli esseri viventi. Non bisogna sottovalutarlo, non bisogna odiarlo, perché ognuno di noi è nato con uno scopo. Tutto è già stato scritto, è già stato deciso, ma non è un male. Dietro ogni angolo, in momenti inaspettati, ci scontreremo sempre con la felicità. Il dolore verrà ricompensato, così come le battaglie.

Pil progresso tecnologico, animato e sostenuto dalla finalità cosciente spinto fino all’estremo diventa un’arma micidiale, foriera di disastri e di distruzione in quanto ci fa dimenticare che:
L’Universo aveva voce, Spirito, vita. Aveva una coscienza e, troppo potente, aveva deciso di rilasciare così la sua energia: permettendo ad altri esseri di poter vivere insieme a lui, in lui.

Ecco l’errore che ci rende avidi e etnocentrici, quello di distruggere le ataviche leggi naturali a favore della nostra, permeata di finalità cosciente:

Tuo padre è stato l’unico leader in grado di darci il potere che abbiamo sempre meritato. Fin dall’inizio dei tempi, quando l’Universo ci ha dato la vita, abbiamo avuto un’intelligenza sopraffina. Sprecata, perché esistevano i Siork che facevano valere la loro legge Spirituale e colma di libertà. Ma con la libertà c’è anarchia, con l’anarchia c’è sconvolgimento, caos. Senza leggi l’anima ruggisce e ognuno vuole prevalere. Non è così che vanno le cose. Perché non è chiaro a nessuno? Perché siete sempre pronti a seguire quella maledetta Dea del Lago?



Perché la Dea del Lago? 
Essa è il simbolo della perfezione di un universo interconnesso, una perfetta rete di causa e effetto dove un solo atto violento si ripercuote non su una singola trama ma su tutto l’intero arazzo. Basta immaginare l’universo come un’immensa tela di ragno, dove ogni filo dipende dall’altro, e dove assieme creano forme straordinarie e al tempo stesso fragili e delicate. a mano dell’uomo che vuole controllarle rischia di lacerare non solo il singolo ma l’intero mirabile disegno.

Questo tema ecologico/sociale era stato accennato e delineato nel primo libro, ma solo qua sboccia in tutta la sua magnificenza diventando anche quella voce fuori campo, costante monito al recupero di una responsabilità che quando è separata dall’eticità è solo violenza e distruzione.

Se, quindi, nel libro precedente la nostra attenzione era catturata dallo stile classico, rispondente ai precisi canoni del fantasy cosi come espresso da Campbell nei suoi studi (ad esempio l’eroe dai mille volti, e il viaggio dell’eroe) e riguardava la formazione etica e psichica della prescelta Delia, qua si hanno temi molto più sociali, più critici quasi una sorta di manuale per identificare le debolezze dell’occidente. E tra queste debolezze esiste il terrore dell’immaginazione, della creatività della capacità di evoluzione considerata da sempre, anarchia e caos. qua. l’abbrutimento dell’umanità si identifica in un’estraniazione del pensiero, considerato doloroso e pericoloso
non mi importerebbe nulla della coscienza. Forse sarei più felice di adesso e ignorerei questo maledettissimo freddo;
questa capacità di discernere il bene dal male, il caos dall’ordine è connessa profondamente con l’empatia e la compassione. La capacità di sentire, seppur dolorosa è importantissima per essere pienamente vivi, senza rincantucciarsi in un mondo fasullo fatto di bisogni ma privo di bellezza e di libertà. Perché se il potere riesce a manip0olarci, a dissociare la nostra psiche allora non resta che abituarci a essere vuoti burattini mossi da mani arroganti e crudeli. La coscienza è quella soglia che separa abisso e paradiso, che fa da ago della bilancia per mantenerci sani e armonici, cosi come ci vuole l’universo. 

Non esiste bene e male, esiste solo il potere... E quelli troppo deboli per averlo!
Rowling
Ecco come rappresentava questo strappo dell’equilibrio J. K Rowling. La rottura di quest’armonia che genera mostri incontrollati, che rompe il flusso comunicativo inconscio e mente, facendo si che il lato oscuro, tanto caro a Jung, diventi non più fonte di crescita.

Merfik recitavano una preghiera che si infiltrò nel cuore di Andir, tormentandolo. Quelle parole riecheggiavano nella sua mente, non gli davano tregua: cercavano di occupare, con forza, tutti i suoi pensieri, come se volessero plasmarlo, distruggerlo, renderlo un essere privo di coscienza e morale.

Senza questa comunicazione costante che si autoregola, la parte oscura prende il dominio incontrastato e si manifesta solo come potere senza remore. Un concetto che la Fusco analizza attraverso la storia di Andir, l’essere dalla doppia appartenenza. Andir racchiude in sé due nature opposte e apparentemente inconciliabili, che lo rendono confuso, disorientato e spaventato dalle sue potenzialità.  Ordine e caso, armonia e disarmonia lottano dentro di lui, cercando di dominare e di prendere possesso del suo intero io. Un io spezzettato e pertanto fragile, alla ricerca di un suo punto focale, da cui ricostruirsi. Eppure, paradossalmente è questo incontro/scontro che crea il necessario movimento che lo spinge a trovare l’accettazione e di ricostruire un io che sintetizzi le sue due nature e al tempo stesso le sorpassi, creando qualcosa di nuovo. 
Andir, ci ricorda un altro personaggio la cui lotta interiore crea un uomo rinnovato: Giacobbe.
Questo patriarca biblico, dallo scontro violento, che gli lascerà segni indelebili con Dio stesso trova il suo vero nome, ossia la sua autentica identità o essenza. Che sia dio, che sia un potere a noi sconosciuto, che sia l’educazione o qualsiasi ingombrante fardello, è solo dalla lotta che noi possiamo stranamente ricomporci, evolverci e crescere. Accettare per fede ogni insegnamento o ogni dono significa non comprenderlo appieno, non osservarlo non analizzarlo e quindi temerlo sempre. Soltanto quando Andir si darà un nome, e accetterà i suoi poteri e i suoi talenti potrà dirsi davvero completo. E lo stesso accade ogni giorno a ciascuno di noi. È la lotta che ci sprona a andare verso la meta, che ci muove, che ci rende vibranti e non statici:
Inaspettatamente, la guerra contro i Merfik, contro l’altra metà della mia appartenenza, mi aveva dato ciò che non credevo di meritare: una madre, dei poteri per mettere fine alla crudeltà, l’accettazione della mia diversità, e l’amore.
Adesso mi sentivo invincibile. 



L’accettazione di sé e del prioprio destino, delle proprie capacità passa quasi sempre attraverso il rifiuto. È quello che ci porta a comprendere a essere consapevoli di cosa rifiutiamo e ci fa scegliere se accettarlo o modificarlo. Questo potere della scelta è un altro tema molto importante:

Non sono le nostre capacità che dimostrano chi siamo davvero, sono le nostre scelte. (Silente)

Andir non è Andir perché figlio di due diverse entità. Non è per via del colore della sua pelle, per le sue innumerevoli capacità. Andir è lui per il coraggio di scegliere sempre da che parte andare, quale realtà abbracciare, che valori accogliere in sé. E la scelta presuppone una piena consapevolezza di sé stesso. Arrivare alla maturità necessaria per intraprendere la personale leggenda (come direbbe Paulo Cohelo) è un lavoro strettamente personale, unico e sacro e che si riassume nel creare la propria identità giorno per giorno. È questo tentativo costante l’inseguire l’unità originaria che c fa sentire completi:


Non c’era solo bontà, nell’Universo, ma anche malvagità. Era una controparte impossibile da eliminare definitivamente. Se c’è amore, l’odio è sempre alle porte.


Le domande sul perché esiste il male, su come affrontarlo, su come agire trovano la spiegazione più completa in questo passo:
L’Universo non ha spazio né confini. La sua grandezza non ha eguali, la sua bellezza non può essere spiegata. È vivo, è potente, e questa sua potenza ha permesso la nascita di tutti gli esseri viventi. Non bisogna sottovalutarlo, non bisogna odiarlo, perché ognuno di noi è nato con uno scopo. Tutto è già stato scritto, è già stato deciso, ma non è un male. Dietro ogni angolo, in momenti inaspettati, ci scontreremo sempre con la felicità. Il dolore verrà ricompensato, così come le battaglie.

Che ricorda la bellissima risposta di dio alle lamentele di un pedante s
Giobbe, una meravigliosa lezione di storia naturale:
Sai tu quando figliano le camozze e assisti al parto delle cerve? 
2 Conti tu i mesi della loro gravidanza e sai tu quando devono figliare? 


La sofferenza fa parte di noi. Non può essere eliminata ma può essere la porta del cambiamento di noi stessi. Noi che come umani, abbiamo come meta lontana la realizzazione. Perché seppur fragili, imperfetti siamo però perfettibili.

Trovo questo secondo volume più poetico, profondo, maturo del primo, esempio fulgido di come la passione, il famoso cuore, unito a impegno, costanza dedizione e tecnica dia sempre frutti sublimi.

















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