lunedì 25 settembre 2017

Review party "Deception" di Barbara Bolzan

Blog Tour Seconda tappa "Il mondo di Rya"




Bentrovate Maddyne in questa seconda tappa della Review party di "Deception".
Oggi vi parlo dei luoghi e cerchiamo di conoscere meglio i personaggi della Rya series con qualche estratto.
Tutti i disegni che troverete, sono stati fatti dall'autrice in persona 😍 oltre ad essere una bravissima scrittrice disegna in modo favoloso ❤ Barbara sei un talento naturale 😘

Per saperne di più Qui troverete la mia recensione di "Fracture" il primo libro della serie, e Qui di "Sacrifice" il secondo volume. Se vi siete persi la prima tappa la troverete Qui .

Non mi resta che augurarvi una buona lettura!


PRESENTAZIONE

Rya ha in sé lo stigma di ogni secondogenita, prima passata in secondo piano e poi cancellata dai libri di storia.
Ha in sé il coraggio delle secondogenite che hanno dimostrato di essere più forti dello stigma stesso.





È un'Anna Bolena che sale i gradini sociali, ben consapevole che gli ultimi avranno la consistenza di quelli del patibolo.
È una Giovanna d'Arco che lotta e viaggia, circondata da uomini talvolta ben poco raccomandabili (Gillews de Rais, mi senti, dal tuo inferno?).
È una Clodrinda senza Tancredi, è il coro delle Trachinie, è una Turandot che vorrebbe essere Liù.
Ha in sé la dignità e l'incoscienza di chi non si arrende al destino che vorrebbe vedere la donna buona e dolce e sottomessa e arrendevole.
In lei c'è orgoglio ferito, ambizione e piedi costantemente sul ciglio di un baratro: sa perfettamente che il terreno potrebbe franare da un momento all'altro, eppure non si sposta di un millimetro, perché sa comunque che quello è il suo posto.
E costruisce sulla sabbia come costruirebbe sulla pietra.
Non è la principessa buona, bella e pura, costretta da una sorte avversa ad attendere che le venga consegnato il pacchetto regalo principe azzurro - bacio - salvezza.
Rya non aspetta di essere salvata, perché il tempo è prezioso e lei non può sprecarlo a trastullarsi con mele avvelenate e arcolai. Si salva da sola, ogni volta. Quanto meno, ci prova. Si dà un colpo di reni per risalire dal fango nel quale è precipitata… anche se la risalita altro non sarà che l'inizio di una nuova caduta.
Perché?
Perché quando chi ha avuto tutto dalla vita cade, lo fa in grande stile.
Il suo è un cammino di evoluzione, e questa evoluzione spesso sarà in peggio -non è un paradosso-: quando si è alle strette, pur di sopravvivere si tirano fuori gli artigli. Lei è una rosa, la rosa secondogenita di Temarin, e imparerà ad usare non solo lo splendore dei propri petali, ma anche e soprattutto le proprie spine.
A tutte le principesse dico: godetevi la fiaba iniziale. Perché i sogni saranno fin troppo presto spazzati via dalla cruda realtà.
L'UNIVERSO DISTOPICO DI RYA

Il mondo di Rya è un mondo nel quale la verità è un concetto relativo, nel quale la Famiglia gioca un ruolo di primaria importanza, governando le scelte e guidando con mano ferma l'esistenza della piccola Rya.
Un mondo nel quale, improvvisamente, le certezze vengono ribaltate.

"Oggi mi chiedo: era l'amore, a legare noi tre? Cosa rappresentavo io per Alsisia? Ero davvero la sua piccola e adorata sorella? O ero piuttosto soltanto una pedina, usata da coloro che avrebbero dovuto semplicemente amarmi?"
[cit. FRACTURE]

L'amore non è un primo passo. L'amore arriva dopo. Arriva tardi. Troppo tardi, forse.
Ciò che muove Rya è la voglia, repressa e mai riconosciuta in pieno, di esistere come persona, non solo come pallido riflesso della meravigliosa sorella maggiore, amata e adorata da tutti.
Vorrei dirle: "Puoi essere qualcuno anche senza somigliare a lei. Puoi essere qualcuno anche senza fingerti diversa da quella che sei."
Il problema, però, è che quando trascorri una vita intera asservita alla compiacenza altrui, ti perdi. Finisci con il non sapere più chi sei.
Questo è il vero primo passo, per Rya: la presa di coscienza di poter esistere per se stessa.
Non è facile.
Quando non sei abituata a decidere nulla, quando sei nata per servire e obbedire (come le figlie di Maria Teresa d'Austria, ricordate?) non puoi sperare di possedere la capacità di operare scelte in piena autonomia.

"Il lusso di sbagliare mi è stato concesso. Diciamo pure che me lo sono conquistato a viva forza, e non senza danno. A differenza di Alsisia che, in vita sua, ha compiuto un solo errore. Ma è stato sufficiente."
[CIT. FRACTURE]
PERSONAGGI PRINCIPALI DI DECEPTION

STREVJ NIVA DI TEMARIN
Il vero protagonista di Deception, oltre naturalmente a Rya, è Strevj, suo cugino e cognato: l'ambizioso marito di Alsisia, il vertice della famiglia Niva. Colui che agisce nell'ombra, che sa essere al centro di tutto, di ogni conversazione, di ogni manipolazione pur avendone meno l'aria.
Bello, bellissimo, bruno, dotato di un'ottima parlantina, Strevj rappresenta il fulcro delle meravigliose apparenze che i Niva smerciano a piene mani. Un personaggio dal quale ti aspetti qualcosa, come una bolla che cominci a gonfiarsi già in Fracture e che adesso, in Deception, giunge allo scoperto, alla sua forma perfetta costituita da luci e ombre. 

Strevj. Sempre in viaggio, sempre di passaggio, sempre col piede in più staffe, sempre lì a programmare e valutare e dividersi. Non capivo come, la sera, non fosse stremato dal mal di testa.
Lo avevo cercato con lo sguardo. Eccolo lì, il mio bellissimo cugino, attorniato dal solito codazzo di cortigiani e dame adoranti, occupatissimo come sempre a raccogliere consensi.
Avevo insistito: «La nostra posizione a corte non è sicura?»
«Ditemi a cosa sta mirando vostro cognato.» Vedendo che tentennavo, aveva avuto un moto di impazienza. «Mi sono fatto una mia idea» aveva detto poi, in un bisbiglio. «Mi auguro fortemente di sbagliarmi, ma Strevj ha un fuoco che gli arde nel petto. Le persone come lui vogliono una cosa sola.» E aveva gettato un’eloquente occhiata alla sala del trono.
Io avevo deglutito nervosamente. Cosa avrei dovuto fare? Ricordare a mio cugino che era tradimento avvicinarsi così tanto alla corona? Ricordargli che i patiboli nelle piazze erano stati smantellati, grazie all'intervento di Niken -e di Sania-, ma che sarebbe bastato un nonnulla perché fossero issati nuovamente?
«Ditemi se siamo in pericolo» lo avevo supplicato ancora.
«Di vostro cognato non mi curo, ma voi fareste bene a seguire il mio consiglio: prendete le distanze dalla vostra famiglia.»
[cit. DECEPTION]

*****

«Non dimenticare mai chi sei e sorridi.» Mi sfiorò il mento costringendomi a sollevarlo, per evitare che quelle rimanessero solo parole. «Sei la principessa di Temarin, eri la signora di Idrethia, la regina. Continua a comportarti come se lo fossi.»
«Non sono mai stata incoronata regina.»
«Non permettere che gli altri se ne ricordino.» Era tornato a essere lo Strevj dei tempi di Temarin. Quello che metteva in atto strategie vincenti. «Hai mai visto Alsisia con la faccia che hai tu adesso? Sei una Niva, Rya. L’apparenza è tutto.»
[cit. DECEPTION]

*****
Gridai: «Come puoi servire due padroni? Temarin e l’Idrethia: speri davvero di riuscire a rimanere fedele ad entrambi?»
«Dobbiamo garantirci un futuro al Nord, Rya. Tu non credi?»
«E tu non credi che un giorno il sovrano possa chiederti da che parte stare? Dovrai prendere una posizione, Strevj. Una, per la prima volta in vita tua! Quale regno sceglierai, allora!?»
[cit. DECEPTION]

È questa la questione.
Quale sarà la decisione finale di Strevj?
Perché, questo posso dirvelo, in fondo è sempre stata una pura questione di famiglia.
Come diceva Rya stessa già in Fracture e in Sacrifice: 

O tu o io, Strevj.
SANIA, GRANDUCHESSA DI TEMIDE
Sania… Ho nel cuore questo personaggio. Ciò che Rya prova nei suoi confronti… be', è quello che provo io stessa.

(Vorrei tanto che non fosse così, ma mi piacque subito.
Quella puttana!, dovrei dire oggi. Ha avuto quello che si meritava!
Non ci riesco.
Guardo Nemi, guardo Isan, e provo pena. Non odio. Solo pena.)
[cit. DECEPTION]

Il suo personaggio era già presente in Fracture, nei vaghi dialoghi tra Nemi e Isan circa un avvenimento accaduto nel passato: è lei che aveva causato il guaio per il quale il capo dei ribelli ancora oggi sta scontando e proteggendo i propri uomini di Mejixana (per lo meno, quel poco che di loro è rimasto). Lei, maestosa, bionda, ma con un tarlo che la divora dall'interno. Era la donna per la quale Isan aveva perso cuore e ragione, la stessa che ha pagato quasi con la vita il fatto di averlo tradito, irretendo Nemi e facendolo scivolare nel proprio letto. Sensuale, spregiudicata…
In DECEPTION, Sania torna alla ribalta, regina in tutto fuorché nel nome. Occupa con pieno diritto il posto che avrebbe dovuto essere di Rya. E Rya, nonostante tutto, non riesce a provare una vera e propria antipatia o rivalità nei suoi confronti.
Rimane affascinata da lei, riesce persino a comprendere benchè non a giustificare- le motivazioni che a suo tempo l'avevano mossa a compiere un'azione inqualificabile, quella che ha condannato Nemi e intera Mejixana. La guarda, questo sì; sapendo che la vita di Sania è appesa a un filo; che anche quella donna danza sul ciglio di un burrone, che è in pericolo ogni singolo giorno della propria vita. La guarda… con gli occhi scuri, profondi e indagatori dei Niva.
Quelli che non aspettano che un passo falso. Per balzare in avanti e inghiottire la vittima.

(Avrei dovuto prevederlo. Ma, anche se così fosse stato, non avrei alzato un dito per lei.
Oggi vorrei raccontarmi che non è vero, che le avrei almeno parlato, che avrei cercato di metterla in guardia. Dicendole… cosa? Non bere niente, non mangiare niente, tieniti alla larga da quei due, diventa invisibile, vattene, fatti dimenticare?
Avrei dovuto prevederlo. Ugualmente, malgrado cerchi di illudermi del contrario, la verità è una sola: non avrei alzato un dito per lei.)
(…)
(Se fosse vissuta, sarebbe stata una grande regina. I presupposti c’erano tutti. Avrebbe fatto qualcosa di buono per l’Idrethia… anche se forse, alla fine, nonostante i suoi sforzi, si sarebbe comunque sfasciato tutto.
Oggi mi chiedo: ha mai sospettato qualcosa? Sapeva di essere in pericolo e che il pericolo e i guai le sarebbero arrivati proprio da *****? Chiunque, con un briciolo di buonsenso, lo avrebbe capito.
Ma lei, probabilmente, credeva davvero di poter ancora sistemare le cose, di ricevere il perdono.)
[cit. DECEPTION]
ISAN VAILLARD
Medico di Mejixana
Amico e compagno di Nemi
Barone di Idrethia

È difficile parlare di Isan. Era l'orso buono di Mejixana, l'essere immenso che si è innamorato di Rya al primo sguardo e che l'ha sempre giudicata come una bambina timida e indifesa. Dolce e tenero e gentile.

E lo è davvero: gentile.
Peccato sia anche tante altre cose.
[cit. FRACTURE]

Isan potrebbe anche sembrare l'uomo ideale (caratterialmente, eh). Se solo reagisse un po' meglio alla pressione. Se solo non fosse un alcolizzato violento.
Aveva perso la ragione, a Mejixana, dopo il tradimento di Sania. E Sania aveva pagato quasi con la vita la propria leggerezza. Adesso… è cambiato? No. I vizi incidono le persone. E le persone non migliorano. Già in Fracture avevamo visto come Isan fosse capace di ridursi.

Col senno di poi è facile giudicare. Tuttavia, oggi mi chiedo: se avessi dato a quell’episodio la giusta importanza, tre anni dopo le cose sarebbero andate come sono andate? Probabilmente no.
A quel tempo, però, Isan non era niente, e ben presto mi scordai dell’accaduto.
[cit. FRACTURE]

Non ha smesso di bere. Si astiene, da una volta con l'altra, in attesa della prossima sbronza. Perché il vino è l'unico modo che Isan conosce per non crollare, per farsi forza.
Ma arriva per tutti un punto di rottura.
E il punto di rottura di Isan coinciderà, per una serie di fattori, con quello di Rya.

Deception non è un romanzo sulla violenza domestica, ma di certo essa ne è uno dei temi principali.
Ed è stato orribile studiare questo fenomeno, indagarlo, leggere e ascoltare le storie delle vittime che hanno avuto la forza e il coraggio di esternare la propria esperienza. Non sono riuscita a capire il fenomeno -la violenza non può essere capita-; non ho tentato di giustificarla -la violenza non può essere giustificata-. Ho provato però a indagarla, questo sì.
Soffrendo ogni singolo attimo, incamerando la paura, trasformandola in angoscia, escogitando espedienti per sopravvivere e riversandoli in Rya.

(Gli ho nascosto tutto di me. Sempre. Per tre anni. E tre anni sono molto lunghi.
Oggi evitiamo di parlarne, ma il passato ci segue come un’ombra.
Oggi siamo salvi, ma solo perché non ci sono più segreti da custodire. Non c’è più nulla da nascondere.
Il perdono? È solo una parola.
Possiamo perdonare, certo.
Dimenticare, no. Quello, mai.)
[cit. DECEPTION]

Isan, in DECEPTION, rivelerà le proprie ombre. Perché nessuno è pura luce. Nessuno è completamente buono o positivo, specialmente nell'universo distopico nel quale sono ambientate le avventure di Rya (guardatevi intorno: conoscete qualcuno che sia completamente buono e puro, a parte forse i bambini e gli inconsapevoli?).
Il suo personaggio, però, è stato importante, per me. Fin dall'inizio, fin dalla primissima stesura (e qui andiamo davvero molto indietro nel tempo).
Quindi, ho voluto trovare un espediente quasi catartico, per Isan, in virtù dell'affetto che ho provato per lui… Pensando sempre al fatto che ex tenebris oritur lux…


NIKEN




Lo so. So che volete che vi parli di lui. Lo aspettate dalle prime pagine di Fracture.
In tutto questo tempo, avete letto, vi siete fatti una vostra idea. Io, dal canto mio, ho giocato con le parole (ma senza mai barare!), ho costruito la figura di Niken come avrei potuto fare con un puzzle o con quel gioco, quello del "trova le differenze".
Rapporti famigliari. Passato pesante come un mantello di piombo.
Chi è Niken?
Io non posso dirvi nulla. Lo conoscerete, e finalmente lo conoscerete di persona.
Giro però la domanda al mio alter-ego.
Rya? Buongiorno… Senti, qui mi chiedono di Niken… Hai qualcosa da dire su di lui?

[Rya] "No. Insomma, niente che possa farmi rischiare di sbilanciarmi. Però, una cosa posso dirla: è un uomo che gode di tutta la mia ammirazione. E non sono il tipo da concedere ammirazione a chiunque. In parte, le nostre storie sono simili: entrambi avevamo tutto e lo abbiamo perso. La differenza è che i guai io sono andata a cercarmeli; a lui sono piovuti addosso.
È un individuo che porta sulle spalle un pesante fardello, una sofferenza straziante. Ma che va avanti con grande forza d’animo, sorretto da profondi ideali di giustizia.
Questo è quello che ci differenzia: io vado avanti e prendo tutto quello che la vita mi offre -o mi toglie- e cerco di ruotarlo a mio favore; mio cognato Strevj mi definirebbe un’opportunista (ma anche lui lo è, quindi farebbe meglio a starsene zitto).
Niken no. Niken è dalla parte della ragione.
Costretto a fuggire per evitare la morte, la sua esistenza è un grande, eterno ritorno.
Vedete, non è importante tanto il fatto che la sua identità debba rimanere celata… Il fatto è: perché? Da cosa fugge?
Soprattutto: perché diavolo ritorna, sapendo che per lui questo potrebbe significare la morte?!
La risposta è: perché lui è Niken.
Non ho altro da dire.
Lui non me lo permetterebbe.
Non posso tradire in questo modo la sua fiducia. Nessuno di noi potrà mai farlo.
Quando lo conoscerete -perché lo conoscerete, lo guarderete negli occhi-, mi darete ragione."

LUOGHI



In Fracture avevamo le ombre e la frescura dei boschi.
In Sacrifice, la sporcizia e il fango dell'Idrethia dorata, condensati in quel luogo chiuso di muri e drappi arancioni che era il bordello della tenutaria Mama. Un luogo claustrofobico, rispetto all'ariosità della quale Rya, senza potersene rendere conto, aveva goduto nel primo volume.
Deception è un romanzo di passaggio, che dovrebbe svolgersi interamente in quello che da sempre è stato il mondo di Rya: la corte di Idrethia.
Le cose, però, sarebbero così semplici se solo Blodric Herrand, suo marito e sovrano, non fosse stato così stupido da farsi ammazzare nelle ultime pagine di Sacrifice.

Nemi e Niken, fianco a fianco, avevano affrontato il sovrano di Idrethia ed erano sopravvissuti. Avevano vinto. La faccenda era molto semplice, perché la morte è molto semplice. Il resto, è solo conseguenza.
Blodric Herrand non c’era più.
Io non ero più signora d’Idrethia.
Io non sarei mai stata regina.
Semplice.
[cit. DECEPTION]

Rya è in un limbo. È in Idrethia, sul suolo che dovrebbe vederla incoronata regina. Ma il suo sposo è morto. Non esiste un solo motivo perché debba rimanere a pieno titolo in quel Regno.



ESTRATTI


«Ascoltami bene: non puoi sperare di farla franca per due volte consecutive. Hai avuto la tua occasione con Blodric, ma è sfumata. Adesso, tocca ricominciare da capo. Mirare al trono è ormai impossibile. Il sovrano è fidanzato. C’è già una futura regina di Idrethia, e non sei tu.»
Sì, d'accordo. «Ma possiamo pur sempre cercare di farmi riammettere a corte!»
«Non hai motivo di risiedere a corte, mettitelo in testa! Non sei più niente per l'Idrethia.»
«Sono tua cugina!»
Si tirò indietro, lasciando la presa sulle mie guance, e incrociò le braccia al petto scuotendo il capo:
«Ininfluente.»
«Sono la sorella della regina di Temarin!»
«Esatto: di Temarin.»
«Sono la vedova di re Blodric Herrand!»
«Blodric appartiene al passato. E il nuovo re lo menziona addirittura a fatica.»
[cit. DECEPTION, da un dialogo tra Rya e Strevj]

E il nuovo re, colui che siede ora sul trono di Blodric, decide per Rya una nuova sistemazione:

Me ne andai così com'ero arrivata: in silenzio.
Destinazione, una dimora denominata Il Roseto e le Querce. Una delle residenze minori un tempo appartenute a famiglie di alto lignaggio che orbitavano attorno alla figura del padre di Blodric.
A prima vista, la mia nuova sistemazione non sembrò poi male. Era comunque un degno posto nel quale vivere, in attesa che fosse deciso il mio futuro. Era situata sulle colline a ovest, in mezzo a prati e boschetti a macchie. Carpini, tassi, tigli. E querce, naturalmente. Poco più in là, alcuni salici piangenti circondavano uno stagno nel quale galleggiavano ninfee e colonie di ranuncoli di palude. Tra i roveti nei pressi dell'acqua tranquilla fiorivano selvaggi gli arbusti di rosa pendolina, e i grandi e solitari fiori rossi brillavano come rubini tra le placide ombre.
Nulla da ridire sul paesaggio, per carità.
Poi, però, ci avvicinammo. E sentii le mie spalle incurvarsi.
Il fossato era pieno di erbacce, ortiche e gramigna, e intravidi anche qualche topo di troppo; l'edera aveva infestato quasi completamente uno dei muri perimetrali, scavando con le forti radici tra pietra e pietra, e, sul lato a nord, brillavano chiazze di muschio. Quando scesi dalla portantina, il piede mi affondò nel fango sul quale nessuno aveva sparso sabbia o segatura, figuriamoci un telo.
Mi voltai per prendere in braccio la bambina e colsi lo sguardo di Kit: desolato e incredulo.
«Il vostro… nuovo palazzo?» biascicò.
Gli uomini di Strevj che ci avevano scortate fin là fecero quadrato intorno a noi, accompagnandoci all'interno.

Palazzo? Le sue rovine, piuttosto.
Forse due anni e un nugolo di operai al lavoro giorno e notte avrebbero potuto renderlo un luogo abitabile. Forse.
Il piano superiore era in completo abbandono. In un locale che recava tracce di affreschi ormai perduti, trovai ammassata parte dei beni che avevano costituito la mia dote quando mi ero unita in matrimonio con Blodric: alcuni mobili coperti da drappi, gioielli, vasellame. Perfino un dipinto che risaliva al primo anno di matrimonio di Alsisia e Strevj: nostro padre al centro, in piedi. Al suo fianco, mia sorella e mio cugino. A destra, seduta su una bassa poltrona imbottita, io, di appena otto anni. Sulla parete alle nostre spalle, il ritratto della nostra povera mamma.
Bello. Ma cosa me ne facevo?
Negli altri ambienti, le assi dei pavimenti erano rialzate e scricchiolavano. Le pareti erano nude, le porte senza traccia di impiallacciatura. Qua e là, da qualche portafiaccola infisso nel muro, candele come peni flaccidi pendevano oltre il bordo lavorato. I lenzuoli lisi che riparavano l'arredamento tarlato erano grigi di polvere sedimentata.
Dietro un cassettone sentii lo squittire dei di topi. Mi facevano orrore da quando, all’osteria, avevo visto come avevano ridotto la mano del figlio di Aniska.
Diedi ordine che quelle stanze fossero chiuse e mai più aperte.
[cit. DECEPTION]

E quando, tramite una sorta di stratagemma -con il quale Rya tenterà il tutto e per tutto pur di sollevarsi dalla propria ormai misera condizione-, riuscirà ad essere riammessa a corte, si trova immersa nel mondo dorato del quale Blodric le aveva parlato.
La corte di Idrethia, però, non è tutta splendori.

Per le vaste stanze affrescate di Idrethia il nostro compito era solo quello di fingere spensieratezza.
Il sovrano ci teneva occupati notte e giorno con feste, canti, cacce, gite e musica. Le alte mura del castello rarefacevano la verità che strisciava solo a poca distanza da lì, che filtrava attraverso sussurri, riunioni clandestine frettolose e presto disciolte.
Noi gente di corte, benchè mostrassimo un'aria felice e leggera, vivevamo come lumache che tirino fuori dal guscio la testolina rugosa, subito pronte a rintanarsi nuovamente; il guscio delle chiocciole, però, è sottile. Basta un nonnulla perché qualcuno ci metta il piede sopra e lo distrugga.
Era questo che ci faceva capire il re, in mille modi diversi, suggerendoci da quale parte convenisse stare. Bastava un nonnulla e ci avrebbe schiacciati, tutti quanti, nessuno escluso -i nostri gusci, in frantumi; i nostri corpi, ridotti in poltiglia-.
La verità?
Il terrore si annidava in ogni angolo, anche se ognuno di noi faceva di tutto per negarne persino l'esistenza.
(…)
Guardandomi attorno, mi accorgevo di quanto la corte fosse una grande, strana famiglia nella quale tutti si professavano amici di tutti e, al contempo, temevano di ritrovarsi un pugnale tra le scapole. Ognuno cercava di rimanere a galla come meglio poteva, promuovendo se stesso e screditando gli altri. Per i corridoi, si ordivano tradimenti e congiure che puntualmente nessuno aveva il fegato di attuare.
Il sovrano faceva di tutto per distrarci, per occupare le nostre giornate e non lasciarci il tempo di passare dalle parole ai fatti. Ecco allora le continue feste fino a tarda notte, le colazioni all’aperto, le passeggiate. E noi, come povere galline alle quali presto avrebbero tirato il collo, lì a seguirlo e ringraziare per gli avanzi.
Ipocrisia ovunque.
E la mia famiglia, nell’ipocrisia, trovava il proprio ambiente naturale.
[cit. DECEPTION]














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